Essere in debito è una situazione comune per molti italiani. Basta considerare, ad esempio, coloro che si sono indebitati:
- con un mutuo per comprare la casa;
- per un credito al consumo per comprare la cucina;
- con un prestito personale per una nuova auto;
- nei confronti dell’Erario, di banche o altri creditori privati.
Insomma, essere in debito non è certo una rarità. E, per giunta, non è nemmeno un problema: se le rate non sono eccessive rispetto alle proprie capacità di restituzione, infatti, non vi è nulla di male nell’avere debiti.
I “guai” sorgono invece nel momento in cui le rate da pagare sono talmente alte da non poter più essere fronteggiate con le proprie entrate.
Che cosa succede, in questa ipotesi?
I rischi dell’essere in debito
Generalmente chi ha troppi debiti rispetto alle proprie possibilità di rimborso, finisce in un imbuto che si fa sempre più stretto man mano che passano le settimane. In particolare:- le rate arretrate inizieranno ad accumularsi, generando interessi di mora;
- i creditori inizieranno a farsi “sentire” con raccomandate e altre comunicazioni, generando stress e ansia;
- il proprio nominativo finirà con l’essere iscritto nelle banche dati dei cattivi pagatori.
Il debitore che arriva a questo punto, deve altresì tenere in considerazione un’altra caratteristica comune: l’impossibilità di ricorrere a nuovi prestiti (come quelli di consolidamento) per la risoluzione delle proprie passività.
Insomma, un vero e proprio pasticcio, dal quale è comunque pur sempre possibile uscire. Ma come?
Le procedure per il sovraindebitamento
Grazie al ricorso con professionisti qualificati, il debitore può valutare l’accesso alle procedure di cui alla legge n. 3/2012, con la quale sono state introdotte nel nostro ordinamento tre distinte iniziative per la soluzione delle crisi da sovraindebitamento. Si tratta di una normativa riservata a debitori per cui non è possibile l’applicazione delle previsioni di cui alla legge fallimentare.
In particolare, i provvedimenti che è possibile attivare attraverso la legge “salva-suicidi” sono:
- accordo di composizione della crisi e ristrutturazione, mediante il quale ai creditori viene effettuata una proposta di saldo totale o parziale dei debiti. L’accordo può essere raggiunto solamente se vi è il parere favorevole dei creditori che rappresentano almeno il 60% del debito;
- piano del consumatore, con caratteristiche molto simili a quelle dell’accordo di composizione, con la differenza che non è necessario il parere favorevole dei creditori per ottenere il via libera da parte del giudice. Tale percorso è accessibile solamente da parte di quei consumatori che hanno assunto debiti per scopi estranei all’attività imprenditoriale o professionale eventualmente svolta;
- liquidazione del patrimonio, ovvero nell’individuazione di un patrimonio di beni del debitore, dal cui ricavato procedere al pagamento dei debiti.
Tante strade ben percorribili, dunque, tra le quali il debitore potrà scegliere quella più conveniente per la risoluzione della propria crisi, in compagnia di un professionista che possa consigliare l’interessato sulle migliori alternative da abbracciare.